"Sempre tornare"

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    L’appello

    Sempre tornare di Daniele Mencarelli



    Buongiorno e benvenuti nel forum del Circolo dei Lettori creativi!
    Nonostante le nostre riunioni in presenza siano tornate regolari (l’ultima si è svolta il 30 settembre
    2022), abbiamo pensato di mantenere almeno una volta all’anno un incontro su questa piazza
    virtuale, che Lettrici e Lettori hanno dimostrato di gradire: in meno di tre anni, infatti, il nostro
    forum ha ampiamente superato le cinquemila visite, che rappresentano un indice inequivocabile del
    vostro consenso: grazie!
    Un ringraziamento speciale anche a Carola Pelazza, nostra ex allieva, ora studentessa al terzo anno
    di Chimica, che nella primavera del 2020, durante l’emergenza covid, mi suggerì di ricorrere al
    forum per consentire a Lettrici e Lettori di “incontrarsi” on line, aiutandomi ad organizzare
    l’evento a cui negli anni ci saremmo affezionati: grazie Carola!
    Il libro su cui dialogheremo è opera di Daniele Mencarelli, di cui i Lettori creativi hanno già letto e
    commentato Tutto chiede salvezza (v. “Circolo dei Lettori creativi”, “Gli anni scorsi abbiamo letto”,
    a.s. 2020-2021), recentemente tornato alla ribalta grazie all’omonima serie televisiva disponibile su
    Netflix. Mentre quest’ultimo raccontava fatti risalenti al 1994, le avventure di Sempre tornare si
    collocano nel 1991, ma la formula narrativa è la stessa: Daniele è protagonista e io narrante di
    entrambi i romanzi, che risultano perciò fortemente caratterizzati dalla componente autobiografica.
    Sul risvolto di copertina il nostro romanzo viene definito “picaresco”, aggettivo che deriva dallo
    spagnolo “pìcaro” (briccone, furbo, malizioso) utilizzato dal XVI secolo per indicare un
    personaggio letterario di umili origini, protagonista di avventure in cui è costretto a misurarsi con il
    mondo ostile, vivendo alla giornata con astuti espedienti. Il tema picaresco è ben riconoscibile nelle
    peripezie di cui Daniele è protagonista, ma non si può trascurare un’altra componente significativa e
    profonda che caratterizza il suo viaggio:
    “Sarà questo viaggio il mio punto di svolta.
    Riuscirò a capire. Le risposte arriveranno. Magari da chi meno me lo aspetto” (p. 10)
    Un viaggio di ricerca, dunque, una vera e propria “inchiesta”, come direbbe Ariosto, parlando dei
    cavalieri che percorrono il suo poema, o come si potrebbe dire parlando di Milton, il protagonista
    della Questione privata di Beppe Fenoglio.
    Ma che cosa sta cercando Daniele? Che cosa vuole scoprire?

    Edited by Gianfranco Bosio - 11/1/2024, 16:10
     
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    Ci sono 18 Lettrici e Lettori collegati in questo momento! Chi vuole rompere il ghiaccio e aprire la discussione?

    Siccome siamo tutti un po' timidi (me compreso), comincio io con una citazione sulla timidezza. Daniele è appena entrato nell'auto di Alberto, il padre di Emma. La ragazza si volta verso Daniele, seduto sul sedile posteriore, e lo incanta col suo viso:

    "Lei resta a guardarmi, io vorrei fare lo stesso, ma gli occhi mi si piegano verso il basso. Se si realizzasse quello che io ho augurato alla timidezza da quando sono nato, anche solo un centesimo, non ne esisterebbe più traccia in tutto il mondo. E' una specie di piombo colato sulla schiena.
    Una maledizione" (p. 68)

    Nella timidezza di Daniele ho rivisto la mia, di tanti anni fa, e talvolta ancora di oggi, quando mi sembra di essere stato colto in fallo, e non riesco a sostenere lo sguardo dell'interlocutore. Ma voglio credere che la timidezza sia la "maledizione" delle persone sensibili!
     
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    Daniele è talmente timido, che non riesce a dire ad Emma che scrive poesie... Sapevate che Daniele Mencarelli è poeta, prima ancora che narratore?

    "Lo sapevo che non avrei dovuto dirle della mia passione. Io scrivo poesie. Ci provo. Ma non lo sa nessuno. Mi vergogno troppo. E poi se mi dicono che non sono capace? Se mi ridono dietro?" (p. 74)

    A volte la paura del giudizio degli altri ci trattiene dall'esprimerci, ma se riusciamo ad infrangere questo muro trasparente, proveremo la bella sensazione di aver superato un nostro limite, e a poco a poco ci sentiremo più sicuri e più forti...
     
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    "Che cosa sterminata e imprevedibile la vita. Uomini vanno, compiendo ogni male, senza mai pagare nulla, con il destino dalla parte del manico. Altri ,innamorati del bene ,giusti nelle azioni ,travolti da un male immeritato."(p.179)
     
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    Grazie, Manar, per aver rotto il ghiaccio!
    La citazione che hai scelto rispecchia la reazione di molti di noi, di fronte alle ingiustizie del mondo...
    Se vuoi, potresti dirci perchè la situazione a cui si riferisce ti ha colpito, o se la colleghi ad altre situazioni, vere o letterarie.
     
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    Grazie, Sara, per il tuo intervento articolato.
    Scelgo una tua frase che mi interpella;

    "Trovo che “Sempre tornare” sia il libro perfetto per gli adolescenti. Mencarelli dà voce al disagio, alle paure, alla voglia di sperimentare tipica della nostra età. Questo, però, è un libro anche per adulti. Adulti che ogni tanto perdono la strada, sommersi dalle cose da fare, dalle scadenze e non si rendono conto che le sicurezze vanno abbandonate per essere ritrovate."

    Alcuni incontri di Daniele mi hanno messo di fronte, come adulto, a figure che mi hanno indotto a riflettere sul mio modo di costruire la vita mia e di chi mi sta accanto. Mi riferisco, per esempio, alla coppia Gianni / Cécile, in cui il primo costringe se stesso e la compagna ad una vita senza presente e senza futuro, incurante del vuoto che ha creato intorno a sè. Davanti a questa situazione, anch'io prego con le parole di Daniele:

    "Dio, non farmi diventare come Gianni.
    Non farmi vivere di passato, senza un grammo di presente, incapace di cogliere il dolore degli altri, semplicemente perchè imprigionato dentro al mio.
    Non farmi essere sicuro di tutto, come lo è lui, non per esperienza, ma solo per presunzione, dall'alto di una vita ridotta a ricordo" (p. 227)
     
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    "L'umanità è una,e quello che ci divide sarà sempre infinitesimalmente più piccolo rispetto a quello che ci unisce".

    Erano molte le frasi che mi hanno colpito di questo libro, tuttavia ho scelto questa poiché ritengo sia una verità molto spesso trascurata, dimenticata o anche solo sottovalutata. Daniele nel suo viaggio ha conosciuto direttamente, e non, molte realtà, più o meno vicine alla propria, e grazie a ciò ha compreso il legame che unisce tutti gli esseri umani: i desideri, i sogni, i timori, le preoccupazioni e i rimorsi che ognuno porta con sé, che alle volte nasconde per paura del giudizio altrui, ma che si vuole condividere anche con un perfetto sconosciuto. Siamo tutti uguali ma diversi, e questa nostra diversità, meglio unicità, ci serve per farci conoscere per quello che siamo realmente.
    Questo è il messaggio che Daniele Mencarelli mi ha trasmesso in questo libro.
     
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    Mencarelli è stato in grado di farmi odiare e contemporaneamente amare ogni pagina del romanzo, riassumendo quasi impeccabilmente l’adolescenza e tutto ciò che essa porta con sé. Odiare perché a tratti troppo fastidiosamente accurato, nel descrivere i sentimenti e gli sgomenti di Daniele, come la timidezza, alla quale viene difficile non identificarsi. Ma, oltre al fastidio di ritrovarsi le proprie angosce sviscerate, mi sono fermata diverse volte a rileggere alcuni passaggi, come: "L'umanità è una, e quello che ci divide sarà sempre infinitesimamente più piccolo rispetto a tutto quello che ci unisce", che mi hanno fatta innamorare del carattere filosofico del romanzo. Così come la molteplicità di personaggi e storie che mi fanno ricordare come il mondo esista perché siamo noi a popolarlo, e che fondamentalmente siamo indispensabili gli uni per gli altri.
     
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    "Non siamo padroni di niente, di nessuno. Non lo siamo di noi stessi. Figuriamoci delle macchine che passano, senza fermarsi.”
    Questa è la citazione che mi ha colpito di più. Qui Daniele parla dell'autostop, ma questa frase mi ha colpito perché secondo me rende bene l'idea della nostra "impotenza" rispetto ad alcuni eventi che ci possono succedere. Alcuni, me compresa, vorrebbero avere sempre tutto sotto controllo, ma ovviamente noi non possiamo controllare tutto e neanche cambiare le persone né lo scorrere naturale delle cose.
     
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    “La felicità è un lampo. Chiede di esserevissuta, non misurata. Se ti metti lì con in metro o la bilancia sei destinato al fallimento.”
    Personalmente,mi sono particolarmente ritrovata in questa frase del romanzo.In effetti, la felicità è davvero un attimo fugace e imprevedibile: può iniziare in qualunque istante, sotto qualsiasi circostanza, ma può anche svanire in un batter d’occhio, in quanto nulla la lega in realtà a questo mondo.
    L’unica condizione davvero concreta a suo riguardo è il fatto che per poter nascere e germogliare in tutta la sua vitalità, la felicità ha bisogno di non essere forzata, ma accolta. Ad esempio, non si può imporre indiscutibilmente che quel determinato giorno sarà dettato da felicità pura e quell’altro no. Alla fine, la felicità è un po’ come la magia: invisibilmente inaspettata.
     
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    "È incredibile come le piccole cose, quelle che appartengono alle nostre abitudini, possano nascondere tanta soddisfazione. Ma bisogna perderle, e ritrovarle, altrimenti nulla rivelano oltre al grigiore della nostra normalità".

    Questa frase mi ha colpito perché enuncia un concetto in cui credo fermamente. Penso che si debba vivere ogni secondo, ogni minuto, ogni attimo e dettaglio della nostra vita, apprezzare tutto ciò che capita inaspettatamente. È bello comprendere la grandezza delle piccole cose perché proprio queste ci fanno percepire i veri valori della vita. È la semplicità a rendere la vita speciale e penso che la felicità si trovi nelle piccole cose.
     
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    Giorgia, Sofia e Noemi, in perfetto stile "Lettrici creative", si sono rispecchiate nel romanzo, trovando in esso qualcosa di se stesse, così perfettamente rappresentato da essere quasi "fastidioso"... ma hanno anche scoperto la presenza degli altri, davanti ai quali spesso ci sentiamo disorientati e "impotenti", a meno che non riusciamo a scoprire che, pur nell'unicità di ciascuno, siamo tutti uguali, e fragili, e reciprocamente indispensabili. Come dice il commediografo latino Terenzio:

    "Sono un uomo. e non ritengo estraneo a me nulla di ciò che è umano"
     
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    ALICE GALLO 5BL

    Daniele lascia i suoi amici per tornare a Roma da solo. Si tratta di un’esperienza che lo porterà a scoprire se stesso e lo cambierà. Durante il suo viaggio Daniele incontra moltissime persone, alcune buone altre cattive, scoprirà anche l’amore in Emma. Daniele è un ragazzo molto timido, ma anche se non sta nella sua indole è costretto a chiedere aiuto per sopravvivere, fa autostop e sperimenta la fiducia negli sconosciuti.

    Ma soprattutto il protagonista incontrerà se stesso e ne lascierà anche una parte, l’adolescenza. Si tratta di un viaggio di introspezione alla scoperta della vita, in cui Daniele si pone tantissime domande e ogni situazione lo porta a riflettere.

    ‘’Gli animali. La natura. La bellezza sterminata delle cose.

    Devo capire.

    Io sono qui perché devo capire.

    Non posso più fare finta di niente.

    Non è colpa mia se vedo ovunque una discendenza da scoprire, ovunque un enigma che chiede a me di essere risolto, come se fosse possibile. ‘’

    Alla fine lui non otterrà tutte le risposte che desidera, ma la certezza dell’uomo è sempre quella di trovare una protezione, una casa.



    Il libro è scorrevole e coinvolgente, mi è sembrato di aver fatto questa esperienza insieme a Daniele, di aver ammirato gli stessi paesaggi, di aver incontrato le stesse persone e provato le stesse emozioni.

    Sempre tornare è un romanzo di scoperte e incontri ma anche di difficoltà, in cui qualsiasi emozione, anche la più temibile ha un valore.
     
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    Daniele Mencarelli ha saputo raccontare efficacemente non solo il suo viaggio in autostop, bensì anche il suo viaggio di crescita personale che accompagna il lettore.
    Efficace e semplice sono due parole che userei per descrivere questo romanzo. Nella sua semplicità Mencarelli descrive una società intera, senza trascurare nemmeno i lati più oscuri che la società racchiude.
    É un romanzo che ci permette di fare un viaggio, crescendo con il personaggio. Secondo me é emblematico anche l'età del personaggio, quasi maggiorenne, età dei " grandi" e delle responsabilità, e quindi diciassette può indicare il coraggio e anche l'incoscienza dell'età infantile.

    Edited by Gianfranco Bosio - 16/1/2023, 18:42
     
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    Questo libro mi ha riportato indietro con gli anni…
    Mi ha riportato alla mia giovinezza quando era quasi una consuetudine “fare l’autostop” , usare le Lire, sognare di girare l’Europa con il treno e frequentare le discoteche della Riviera romagnola, vedere amici perdersi nell’uso delle droghe, usare il telefono fisso …..
    Tante cose sono cambiate, ma le difficoltà che si incontrano nell’adolescenza sono rimaste.
     
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