"Balena"

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    Vorrei soffermarmi anch’io sulla figura del padre di Giulia, Domenico Muscatelli, sul cui ruolo molto avete scritto. “Il padre” è un personaggio che mi affascina, sia per sua la ricchezza di risonanze letterarie (quanti padri, e quanti figli, nella letteratura di tutti i tempi!) sia perché nella vita ricopro questo ruolo da molti anni, e non ho ancora finito di imparare…
    Domenico è certamente un personaggio imponente, non solo nel fisico; Giulia Ellena ha scritto che egli “ha popolato i primi undici anni di Giulia”: il verbo indica efficacemente come la sua complessa e imprevedibile personalità abbia riempito la vita della figlia, con la sua “figura pervasiva” (Beatrice Sampò). Sulle reazioni eccessive di Domenico, Giulia Lasagna ha riportato una citazione significativa: “Qualcuno occupava lo spazio del suo corpo, di tanto in tanto qualcosa gli entrava dentro e lo abitava, costringendolo a gesti assurdi e parole urlate" (p. 37), e Lucia l’ha completata: “più lo ricordo sbagliato, più lo sento vivo” (p. 38).
    E’ chiaro che Giulia, pur consapevole degli inquietanti eccessi del padre, lo assolve, in nome del legame assolutamente speciale che ha con lui. Ben diverso è il giudizio che ne dà l’altro figlio, Mario, che, come ha recentemente sottolineato Lorenzo nel suo commento, arriva quasi ad odiare il padre; credo che Lorenzo si riferisca a p. 121, alla fine della quale c’è quella frase terribile: “Poi ha la sua ultima trovata geniale, il colpo di scena, muore e io mi ritrovo nella merda più di prima”. La mia collega Laura Arese, su questa relazione padre-figlio e padre-figlia, ha scritto che Mario vede suo padre in modo più realistico rispetto a Giulia, che lo ha idealizzato.
    La scena, anzi, la scenata di Mario che demolisce la figura del padre davanti a Giulia, mi ha ricordato una situazione analoga dell’ Isola di Arturo, famoso romanzo di Elsa Morante, in cui il protagonista, Arturo, racconta la propria infanzia e adolescenza, quando ormai si sono concluse, ed egli ha abbandonato l’isola in cui era nato e vissuto fino ad allora. Arturo è “il figlio” che idealizza “il padre” (che pure lo trascura), assimilandolo ad una specie di semidio o eroe epico e perdonandogli le continue assenze e il disinteresse verso di lui. Diventando grande, però, Arturo, suo malgrado, scopre che il padre è tutt’altro che un eroe: è un uomo come tutti gli altri, con le sue debolezze e i suoi lati oscuri, che ha tentato di coprire con la menzogna. Mentre il padre sta per partire per l’ennesimo viaggio, abbandonando di nuovo il figlio sull’isola, Arturo (che ormai ha sedici anni) lo affronta in modo sempre più aggressivo, accusandolo apertamente: “Tu non tieni nessuna fede! – seguitai a gridare – né alle promesse e neanche ai giuramenti! Tu hai tradito pure l’amicizia! Ormai ti conosco, sei un traditore!”, dopodiché annuncia la propria partenza: “Me ne vado, sì… - io dissi con voce bassa. Poi con voce sempre più alta, cupa, disperata, ripetei: - Sì, me ne vado! E me ne voglio scordare, di te! Per sempre! Ascolta! Questa è l’ultima parola mia!”.
    Arturo se ne andrà davvero dall’isola della sua infanzia, ma la notte prima di partire si ricorderà del padre amato-odiato, ne rievocherà alcuni tratti, come “una sua alzata di spalle; un suo ridere distratto; oppure la forma grande e negletta delle sue unghie; le giunture delle sue dita”. Quel ricordo diventerà un dolore “acerbo”, ma Arturo si renderà conto che questo è un passaggio obbligato per crescere: “”Di qui sarei passato a un’altra età, e avrei riguardato a lui come a una favola”. Poco dopo aggiungerà: “Ormai gli perdonavo ogni cosa”.
    Ecco, i due momenti psicologici di Arturo (la rabbia contro il padre, e poi, dopo la “perdita”, la riappacificazione e il recupero affettuoso nel ricordo) nel nostro libro sono incarnati rispettivamente da Mario e da Giulia. Anche Domenico, come il padre di Arturo, scomparirà dalla storia “vera”, o meglio, “non se ne andrà mai ma a un certo punto si farà da parte. Non per mancanza di amore o di coraggio, questo no, ma perché sarà troppo stanco e allora lei [la moglie] lo capirà, gli lascerà la libertà, gli mostrerà amore concedendogli di andarsene e di osservarle ogni giorno da lontano” (p. 115-116).

    Da lontano, come ci viene detto nell’ultima pagina del romanzo: “La nostra famiglia non si è mai divisa, ha sempre avuto ragione mia madre, mio padre è rimasto, non in cielo né in terra, ma in uno stadio. Al centro del campo, illuminato da fari accecanti io e mia madre abbiamo portato avanti la partita. "La squadra" è l’espressione che lei una per descrivere le nostre vite da quando lui si è seduto sugli spalti a guardarci distante – lo vedo anche adesso, le cosce grandi e il sorriso, gli occhiali da sole e i gomiti premuti sulle ginocchia”.

    Da lontano, come tutti i buoni padri, che ad un certo punto si siedono sugli spalti, e guardano col sorriso i loro figli che giocano la propria partita.

    Edited by Gianfranco Bosio - 31/1/2024, 01:13
     
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    Balena si presenta come un libro autobiografico che parla della vita personale dell’autrice, Giulia Muscatelli. Il lutto è sicuramente uno dei temi cardine, in particolare il lutto del padre.
    Giulia perde il padre ad 11 anni a causa di un incidente e ne rimane sconvolta.
    La cosa che mi ha colpito è proprio il fatto che Giulia parli di se stessa, rivivendo quindi, mentre ci racconta la sua storia, ogni stato d’animo e situazione passata. Testimonia un grande coraggio, perché rispolverare le difficili esperienze del passato non è mai facile.
    Sempre su questa principio è l’altra tematica affrontata, ovvero il bullismo.
    Proprio il titolo di questo romanzo “Balena”, riprende il nome crudele che i compagni attribuivano alla ragazza.
    Giulia all’inizio è sola, la madre non solo deve portare il peso della morte del marito, ma è anche sommersa dalle difficoltà e dai debiti lasciati dal marito. Alla fine però solo il confronto riesce a risollevare la situazione. Nel momento in cui Giulia riesce a parlare con la madre si riprende la sua vita.
    Giulia è solo una delle persone che durante il corso della loro vita devono sperimentare situazioni complicate sulla loro pelle, e ne dà testimonianza in questo libro che potrà essere utile a chi ha affrontato o sta affrontando situazione analoghe.

    Ilenia Fea, 5^A scienze umane
     
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    Il libro "Balena" ha come protagonista l'autrice stessa, ovvero Giulia Muscatelli. Questa ragazza si rivela essere tanto forte quanto fragile: apparentemente sembra aver superato la morte del padre, ma di fatto non è così, in quanto finisce per buttarsi nel cibo e questo le conferisce, da parte dei compagni, e da qualche professore, il soprannome crudele di "Balena".
    Mi ha colpito molto questo libro e sopratutto lo ritengo particolarmente adatto ad un pubblico di adolescenti,perché tratta di un tema molto attuale: i disturbi alimentari.
    Giulia dice "più loro mi chiamano balena, più io lo divento".Questa frase mi è rimasta impressa nel cuore, poiché illustra chiaramente il dolore della protagonista, convinta di meritarsi l'arroganza dei compagni; quest'ultimi l'hanno portata quasi ad accettare una simile presa in giro. Un punto molto importante nel racconto, secondo me, è il momento in cui la protagonista riesce ad aprirsi con la madre (figura anch'essa complessa, in quanto deve portarsi sulle spalle il peso della morte del marito e i numerosi debiti), la quale aiuta ma figlia ad uscire da questo mostro più grande di lei. Tuttavia, Giulia si considererà sempre un po' Balena, ma si renderà conto che quel nome, che prima era una ferita aperta, ora è solo più una cicatrice da portare con orgoglio e coraggio. Infine, questo libro testimonia quanto siamo influenzabili, sopratutto nell'adolescenza: siamo esseri umani, è normale sentirsi inadatti, insicuri e a disagio nel proprio corpo, ma proprio per questo bisogna lasciarsi aiutare dalle giuste persone, per esempio un genitore.

    Federica Geraci 5AU
     
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    Balena è un romanzo di formazione emozionante che ci porta a riflettere sui modelli proposti dai media e dai social e sul corpo delle donne, ancora e sempre giuducato che viene ferito attraverso dei commenti. Una frase che mi ha colpito particolarmente è la seguente: "Meno male che non c’era ancora Instagram. Cosa mi sarebbe capitato se Anna e Gaia avessero avuto la possibilità di documentare la mia delusione? Dove sarebbe finita la mia faccia enorme? In quanti avrebbero assistito allo spettacolo della mia infelicità?” Questa frase credo sia importante poiche premette ai ragazzi di riflettere sulle conseguenze del bullismo e sull’uso errato dei social.

    Gastaldi Maria 5 A scienze umane
     
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    Vorrei segnalare una frase estrapolata dal commento di Caterina Gianolio, che ringrazio:
    “Assolutamente sbagliato è pensare che questo corpo, a portata degli sguardi di tutti, sia fatto ed esista in funzione di quegli sguardi. Non c'è errore più fatale che spostare il centro da noi stessi agli altri, concedendo a quest'ultimi diritti che non dovrebbero avere, libertà che non competono loro.”
    La frase racchiude il messaggio che la nostra Lettrice ha colto nella storia di “Balena”, ma, pensandoci bene, è anche un’esortazione più che mai attuale a non lasciare che altri si approprino della nostra libertà e ne dispongano a loro piacimento.

    Infine, rileggendo il post di Giulia Muscatelli sul potere delle storie, e collegandolo ai vostri ultimi commenti, che spesso ripercorrono la dolorosa formazione di Giulia-Balena, condivido una citazione da Eschilo, tragediografo greco del V secolo a.C.:

    “Il racconto è dolore, ma anche il silenzio è dolore”.
     
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    Buongiorno a tutti,
    stamattina un amico che legge il nostro forum mi ha segnalato una canzone: ho pensato di condividerla qui, perché parla di tutti noi, genitori e figli, e questo, in fondo, è il tema universale su cui si chiude il "nostro" romanzo...

     
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    Il libro una “Balena” è stato scritto da Giulia Muscatelli, protagonista del libro.
    Questo libro racconta la storia di un corpo che cambia. Giulia subisce un lutto, il vuoto che si crea lei lo colma con il cibo. Nel corso della vicenda cresce il suo corpo, ma anche il rifiuto di sé stessa, il bisogno di nascondersi e il profondo senso di colpa. A questo si aggiunge il bullismo che subisce a scuola, da parte dei suoi compagni e anche dai professori che la chiamano balena. Queste libro affronta tante tematiche, ma quella che mi sta più a cuore è quella del rapporto che una persona può avere con il cibo. In particolare, qui c’è una ragazzina di undici anni che trova nel cibo un’ancora di salvezza, una corda a cui aggrapparsi per non annegare nel dolore che gli ha provocato la morte del padre, una figura molto importante, soprattutto nella giovane età.
    “Balena” è uno di quei libri che tutti noi dobbiamo leggere perché ci fa riflettere su alcuni aspetti che caratterizzano la vita di alcuni di noi e ci insegna anche ad aiutare il prossimo, perché quello che è successo a Giulia potrebbe succedere a qualcuno che conosciamo e noi dobbiamo essere lì per aiutarlo a uscire da questo tunnel.

    Giorgia Sardo, 5^A Scienze Umane
     
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    “L’involucro che avvolgeva i miei pensieri le mie idee era solo il bersaglio più facile, la prima cosa che vedevo ogni mattina, quella con cui mi veniva più naturale prendermela. Ci accaniamo sui nostri corpi colpendoli come soldati in trincea, perché non riusciamo a vedere cosa c’è oltre. Tiriamo sassi aguzzi contro ciò che siamo all’esterno. Non abbiamo alcuna misericordia per i nostri corpi, alcuna compassione”.

    Vorrei partire da questo passo che mi ha colpito molto e mi ha fatto riflettere sulla fragilità dell’essere umano in generale. Sembra assurdo ma spesso un aspetto di noi stessi che consideriamo negativo pesa molto di più rispetto a tutto ciò che abbiamo di positivo. Siamo soliti concentrarci su quel difetto, che ci rende insicuri e ci mette a disagio, trascurando così tutti i nostri punti di forza. Facendo riferimento all’aspetto esteriore, di cui parla l’autrice, siamo così impegnati a vedere cosa non va, cosa non ci piace o cosa non rientra nei soliti canoni di bellezza che ci dimentichiamo di amarci e di valorizzare il nostro corpo come se fosse un’opera d’arte, unica e bella. Forse è proprio questo il messaggio finale che vuole dare l’autrice, e cioè di accettarsi, valorizzarsi e prendersi cura di se stessi in modo da trovare un equilibro che possa portare felicità. Alla fine infatti Giulia riesce a trovare quell’equilibrio senza mai rinnegare ciò che è stata perché è consapevole di essere diventata una donna che si ama anche grazie alla “Balena” che non sapeva amarsi correttamente. Giulia ha vinto la sua battaglia e con questo libro può aiutare gli altri nella propria personale battaglia.

    Martina Manassero 5^AL
     
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    Molte sono le frasi che mi hanno colpito durante la lettura di Balena, ma la
    seguente citazione ha fatto pensare molto. "Mi sento diversa, perché mi chiedono di essere uguale a loro per essere amata? "
    Per quale motivo dobbiamo sempre cambiare qualcosa in noi? A volte ho l'impressione che l'essere umano crei spontaneamente regole, convenzioni, standard sociali che lo imprigionano.
    Giulia non solo ha dovuto fronteggiare il dolore causato dalla perdita di un genitore ma anche supportare il vuoto creato dalla sua mancanza, vuoto che cambiò il rapporto con la madre. Giulia e la madre furono bloccate per anni da due ruoli "orfana e vedova"

    Edited by Gianfranco Bosio - 31/1/2024, 19:22
     
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    "Ognuno di noi ha un immenso dolore al centro della pancia, come un ammasso di sassi, una gigantesca palla di fuoco" pag. 83.
    Tutti siamo Giulia, tutti abbiamo provato almeno una volta un immenso dolore con il quale dovremo convivere tutta la vita. Il romanzo "Balena" ci racconta che si soffre, e questo ci fa sentire meno soli, ma è possibile tornare a vivere; per questo ringrazio l'autrice.
    Ho letto con attenzione tutti i vostri commenti, che mi hanno tenuto compagnia in questo periodo. Vi faccio i miei complimenti per la profondità delle vostre osservazioni e mi auguro di rivedervi presto.
    Buona continuazione dell'anno scolastico.
    Alessandra Pasquale
     
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