"L'Appello"

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    “La vista è sopravvalutata: gli occhi finiscono per non vedere ciò che vedono sempre, più vedono e meno guardano.”
    Tramite il professore Omero Romeo, Alessandro D’Avenia mi ha aiutato a comprendere che la fragilità non è sinonimo di debolezza, bensì una ricchezza da cui con il tempo si può imparare a tirare fuori dell’oro.
    Il professore infatti, nonostante la su cecità, è sempre stato rispettato ed ammirato dai suoi studenti, poiché ha fatto della sua malattia, un punto di forza. Ha insegnato loro che loro che guardare gli altri non vuol dire solamente vederli, ma soprattutto ascoltarli e farsi carico dei loro problemi. Egli ha creduto nei suoi studenti e credo che questo libro dovrebbe essere fonte di ispirazione anche nelle nostre classi.
    Concludo con un’altra frase che mi ha colpito:” Quelle note mi ricordano che persino Dio ha deciso di scendere nella notte degli uomini, perché non disperassero di avere un Padre che li ama. E ho come l’impressione che un po’ di quella paternità sia passata attraverso di me a questi ragazzi a cui persino il cielo è diventato un po’ più leggero.” Questa altra frase mi è piaciuta perché rende l’idea di quanto Il professore sia riuscito ad entrare nelle vite dei ragazzi e, tramite l’appello, ad alleggerire il loro cuore da preoccupazioni e problemi inconfessati.
    Gallo Francesca 3AL.
     
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    Il libro mi è piaciuto molto, sia da un punto di vista stilistico (l'ho trovato molto scorrevole e accattivante) sia, soprattutto, da un punto di vista contenutistico. Credo, infatti, che Alessandro d'Avenia abbia saputo cogliere degli aspetti centrali nella vita degli adolescenti e non solo. In particolare, ho trovato interessante il punto in cui Omero Romeo afferma di volersi concentrare non sul fare, ma sull'essere di ogni persona. Un individuo, infatti, non è ciò che fa, non è il suo lavoro né il suo ruolo, bensì è in primo luogo una persona con delle caratteristiche e delle peculiarità che la distinguono dagli altri. Eppure, quando ci presentiamo tendiamo quasi sempre a identificarci con il nostro ruolo: quando qualcuno ci chiede chi siamo, ad esempio, non rispondiamo mai descrivendo noi stessi, il nostro carattere, ma preferiamo definirci avvocati, professori, medici... Siamo proprio noi, dunque, i primi a dimenticarsi di essere qualcosa di più di un semplice lavoro, come se i titoli altisonanti o i successi potessero nascondere, se non addirittura sostituire, la nostra personalità e le nostre caratteristiche.
    Milanesio Sara
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    Questa lettura é stata molto piacevole, la trama é, infatti, scorrevole e coinvolgente.
    Un passaggio, in particolare, mi ha colpita: quando Caterina si è resa conto che compiendo un buon gesto per gli altri, ciò si ripercuote anche sulla propria persona. Molto spesso pensiamo solo a noi stessi e non abbiamo voglia di aiutare le altre persone, le trattiamo male se siamo arrabbiati nonostante non ne abbiano colpe. Penso, però, che essendo gentili con loro, diffondiamo più pace e tranquillità intorno a noi e ci sentiamo meglio.
    Un’altra frase che mi é piaciuta é stata “se dovessi credere solo a quello che vedo, io dovrei credere che il mondo non esiste, che é senza colori”. Spesso pensiamo che se non percepiamo una cosa, questa non esista, ci fermiamo all’apparenza e giudichiamo senza conoscere la realtà completa di ciò che abbiamo davanti agli occhi. Mi ha colpito il fatto che proprio un professore cieco sia riuscito a vedere i suoi alunni nella loro interezza, mentre chi poteva guardarli veramente non ci aveva neanche pensato.
    Noemi Rossi
     
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  4. Delleani Federico
     
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    Questo libro mi ha suscitato profondo interesse. Si parla, infatti, di ragazzi che frequentano il liceo scientifico, scuola che anch’io ho scelto con molta consapevolezza e sto frequentando con entusiasmo.
    Il libro mi ha coinvolto sin dalle prime pagine in cui l’autore sottolinea l’importanza del proprio nome che ci rappresenta come esseri “unici”.
    Una frase che mi ha colpito è “ ci sono persone che mandano avanti il mondo i ripetendo gesti gentili con precisione impeccabile” e qui, secondo me, si sottolinea l’importanza di fare bene e con cura anche le piccole azioni quotidiane.
    Un’ altra frase che mi ha fatto riflettere é “a voi la scelta di essere dei fenomeni unici o dei fenomeni da baraccone (tutti uguali e utili solo a far ridere la gente)”, per me, infatti, è molto importante studiare, rapportarsi con gli altri per rafforzare sempre di più la propria identità personale, migliorare se stessi e riuscire così a fare scelte consapevoli e autonome.
     
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  5. Francesca Manganiello
     
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    “Canta una infelicità corale, a cui ciascuno partecipa con un timbro inconfondibile”.
    Questo libro mi è piaciuto molto, non solo per come è stato scritto, ma soprattutto per il tema che affronta; infatti, il rapporto che intercorre tra il professor Omero e i suoi alunni aiuta questi ultimi a crescere e maturare di fronte ai loro problemi.
    La frase citata precedentemente mi ha colpito molto, proprio perché rappresenta come l'insegnante, fin da subito, voglia conoscere davvero ciascuno dei ragazzi che ha di fronte, ritenendo più importante la crescita personale che la materia scolastica.
    Come fa l'insegnante Omero, tutti noi dovremmo ridimensionare il concetto di voto e come questo viene attribuito, prestando più attenzione all'impegno e alla dedizione che c'è dietro.
    Francesca Manganiello
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    Anche ieri si sono susseguiti nove commenti, che hanno confermato il trionfo del professor Omero Romeo. Il suo metodo ha conquistato tutti: crea lezioni interattive, interessanti, che stimolano la riflessione (Irene), ma soprattutto soddisfa il bisogno fondamentale degli allievi, quello di essere ascoltati (Michela). Egli trasforma la propria cecità in un punto di forza, insegnando ai suoi ragazzi che guardare gli altri non vuol dire tanto vederli, quanto ascoltarli (Francesca Gallo); così, egli riesce a scoprirli nella loro interezza, mentre chi avrebbe potuto vederli, non ci aveva neanche pensato (Noemi). Sa andare oltre i voti, puntando alla crescita personale (Francesca Manganiello), cosicché, grazie a lui, gli allievi non sono più numeri, ma persone, individui, e non “macchine da apprendimento” (Arianna). Alcune lettrici sottolineano il suo atteggiamento paterno, capace di trasformare gli allievi in “quasi figli” (Valentina Racca, Irene, Francesca Gallo).
    Insomma, “è il prototipo del perfetto professore” (Arianna), al punto che Sara Pepino, a cui piacerebbe diventare insegnante, vorrebbe assomigliare al prof Romeo, professore “entusiasta che sa entusiasmare”. E se il suo appello è una modalità d’insegnamento utopica, o quasi (Arianna, Sara), Sara non ha intenzione di rinunciarvi: lo proporrà al suo insegnante di lettere, affinché provi ad applicarlo almeno un’ora ogni tanto: la IV B linguistico è avvisata!

    Infine, accosto i due post di Sara Milanesio e Federico, perché entrambi si soffermano sul tema della personalità, su cui il professor Romeo insiste molto. Per Sara questo concetto non va confuso con il ruolo sociale o professionale che ciascuno ricopre, perché è costituito dalle caratteristiche peculiari che ciascuno deve valorizzare, e non nascondere; per Federico la personalità è ciò che ci rende “fenomeni unici”, dotati di una propria identità, che si costruisce e si migliora a poco a poco, anche attraverso lo studio e il confronto con gli altri.

    Ringrazio tutti questi ultimi partecipanti al forum, insieme ai tanti che nei giorni scorsi hanno animato questa piazza virtuale, in cui sono state espresse citazioni, riflessioni e opinioni interessanti.
    Spero di risentirvi presto, come Lettrici e Lettori sempre motivati e attenti!
    Un’ultima raccomandazione: ricordatevi di …. cambiare l’acqua ai fiori!
     
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110 replies since 13/12/2021, 17:33   3542 views
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