"Sempre tornare"

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    Leggendo il libro mi è subito venuto in mente questa citazione:
    "Maggiore di 16 anni, ma non ancora diciottenne! Questa è l'età perfetta per oscillare tra ciò che è legale e ciò che non lo è"
    A 17 anni, come dice bene Daniele, si vuole solo vivere senza alcun fardello, però è proprio a quest'età che iniziamo a scoprire e a conoscere sé.
    L'approcciarsi con noi stessi non è semplice, né tanto meno lo è con il mondo. La superficialità che prima ci andava bene, ora lo troviamo "scomoda" e inopportuna, vogliamo indagare a fondo, o meglio dobbiamo indagare a fondo per colmare queste nostre inquietudini e questi vuoti che ci sentiamo dentro.
    «Gli animali. La natura. La bellezza sterminata delle cose.
    Devo capire.
    Io sono qui perché devo capire.
    Non posso più fare finta di niente.
    Non è colpa mia se vedo ovunque una discendenza da scoprire,
    ovunque un enigma che chiede a me di essere risolto,
    come se fosse possibile.»
    E così inizia il suo viaggio di ritorno a casa (e alla scoperta di sé), un percorso privo di sicurezze che lo porterà a conoscere realtà diverse, a scontrarsi con dei muri, a fargli provare emozioni nuove e allo stesso tempo anche a fargli rendere conto della persona che è.
    Proprio perché "incontrarsi significa doversi lasciare", l'incontro assume il carattere significativo dell'esperienza: ogni personaggio che Daniele incontro è portatore di valori e storie che lo formeranno. Sarà anche di breve durata, dal momento che prima o poi ognuno deve tornare alla realtà a cui appartiene (per Daniele è Roma), tuttavia accanto a questo "doversi lasciare", nei cuori dei vari personaggi, rimangono i ricordi, le emozioni provate e inevitabilmente, non sono nel protagonista ma anche negli altri personaggi, un piccolo frammento di loro stessi negli altri.
    Quindi il viaggio non è altro che la metafora della vita nelle sue varie tappe.
     
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    Khushbu Gaur
    All'inizio leggendo questo libro pensavo che fosse noioso e non fosse coerente con le letture che spesso faccio(soprattutto gialli) ma quando sono andata avanti a leggere ho capito che anche non essendo una delle tematiche che leggo spesso, mi ha lasciato molte riflessioni e pensieri intensi. Ad esempio la questione degli autostoppisti mi ha fatto pensare che in questi giorni stiamo sempre di più perdendo la nostra umanità, infatti molte volte quando qualcuno è in difficoltà non tendiamo a fermare la macchina e aiutarlo. Invece, un'altra tematica che ho trovato vicina era il senso di colpa che hai quando menti a qualcuno e poi resta sempre il rimorso di non avergli detto la verità come quando daniele non ha detto alla madre di essersi allontanato dagli amici e di essersi avviato verso un viaggio non del tutto sicuro.
     
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    Se mi chiedessero di descrivere questo libro penso userei il termine "scoperta".
    Daniele nel suo viaggio conosce tante persone, ognuna diversa dall'altra.
    Se ci pensiamo bene il viaggio è un sinonimo della vita, formata da persone, esperienze ed una destinazione finale.
    Purtroppo non sempre queste esperienze possono essere positive ma ci possono formare e possono far crescere una consapevolezza ed una visione del mondo tutta nuova.
    Le persone che il nostro protagonista ha incontrato, nonostante la diffidenza e la paura di un giovane sconosciuto, lo hanno accolto in casa e gli hanno fatto conoscere stili di vita diversi e nuovi. Abbiamo assistito alla generosità di Enrico, uomo ricco che si è offerto di aiutare Daniele all'inizio del suo viaggio, e abbiamo visto Agata, anche lei ricca ma viziata e ingrata. Abbiamo incontrato Veleno, un uomo all'apparenza pericoloso che però si rivelerà buono (a modo suo), e Tommy e Walter, all'apparenza dei ragazzi innocui che però rapineranno e chissà cos'altro avrebbero fatto a Daniele se non fosse scappato.
    Tra tutte le persone incontrate dal nostro protagonista però la figura di Emma è stata quella che mi ha colpito di più. Il cuore di Daniele che, come colpito, si riempie della ragazza dai capelli rossi e che addirittura la pensa anche dopo averla salutata mi intenerisce (perchè lo fa ancora adesso) l'animo e mi porta a provare un sentimento indefinito, che varia dalla tenerezza alla malinconia. Non riesco a comprenderlo bene nemmeno io ma credo sia perchè questi sentimenti sono così belli che portano a sperare che possa succedere anche a noi di essere amati così.
    Quello di Daniele è stato un colpo di fulmine: un amore che in pochi hanno provato, tanto doloroso quanto magico.
    Quell'amore ti perseguita e resta, soprattutto se è il primo.
    Sento che Emma vivrà un viaggio simile a quello di Daniele ed una piccola parte di me spera che lui le possa tenere compagnia come lei ha tenuto compagnia a lui, lontani ma vicini.
    La citazione che sento di dover scrivere è allora la seguente:

    "Forse aveva ragione. Forse gli umani si abbracciano per permettere al loro amore di parlarsi.
    Il mio, per Emma, non parla.
    Urla." -pagina 106


    Luana Mogrovejo, classe 3^A SU
     
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    <<i piani che si costruiscono con tanta cura e fantasia sono fatti per essere stravolti dagli eventi. Basta pochissimo. E ora? Ma il dubbio dura il tempo di un respiro>> (p.12)
    Daniele non aveva programmato di fare un viaggio dall'Emilia Romagna sino a Roma a piedi, o meglio, in autostop.
    Sin da subito pare conoscere i "trucchi del mestiere" e presto impara le tattiche migliori da adottare:<<per essere bravi autostoppisti lo sguardo è fondamentale. Non è il pollice alzato che fa fermare gli automobilisti, quello è un codice, nient'altro, sono gli occhi, gli occhi fanno tutto il lavoro sporco>>. (p.11)

    Attorno a Daniele ruotano molti personaggi, diversi tra loro ma con ogniuno una storia alle spalle. Mediante questi, Daniele Mencarelli affronta questioni più o meno significative.
    Tra questi c'è Annamaria, donna dotata di una incrollabile fede in Dio:<<non amo le persone, è vero. Vedo tanta ingratitudine, verso Dio intendo, lui ci ha tratto dalla terra, e le persone fanno le schizzinose, le viziate con la puzza sotto il naso. Ma come? Anche quando mangiamo m***a dovremmo ringraziare Dio, perché vuol dire che esistiamo>>. (p.54)
    Poi Gino, detto "Veleno", che, nonostante l'apparente chiusura e freddezza dei modi, nutre un profondo amore verso gli animali e il proprio lavoro che gli permettono di superare il dolore della morte della moglie:<<da queste parti le parole non vanno molto di moda. In mezzo a questa campagna, ospite di un uomo che vive di silenzio, si parla senza bisogno di pronunciare suono. La parola esiste comunque, è il cuore di tutto>>. (p.126)
    Ma Daniele incontra anche persone come Roberto, Oscar e Armando, i cui ruoli rimangono marginali rispetto al viaggio del giovane, ma è come se fornisse sia a Daniele sia al lettore una "pausa".

    Tra tutte le vicende, spiccano forse negativamente, quelle della coppia Aldo-Luisa e Manlio: i primi consumati dall'odio, il secondo dai rimpianti.
    <<o forse nessuno gli ha insegnato l'amore. Ai coniugi bestia. Nessuno gli ha offerto parole, gesti, la lezione che il dolore è dolore sempre. Non solo quando siamo noi a subirlo. Ammazzare un cucciolo di gatto per il solo fatto di essere vivo>>. (p.215)

    Infine c'è Emma, ragazza di cui s'innamora e con cui passa giornate memorabili, fonte d'ispirazione per la sua poesia. Questo incontro si ripercuote lungo tutto il suo viaggio, la ragazza diventerà il suo chiodo fisso e un motivo per continuare ad andare avanti. Accanto ad Emma, però, c'è un altro personaggio, Alberto, che pare essere rimasto fermo nel passato dopo la morte della moglie. Attraverso queste due figure, Mencarelli mostra altri due modi di reagire davanti ad un dramma:<<lei dice che devo reagire, e ha ragione, ma io non ci riesco, uno fa progetti, una vita assieme, i sogni, i figli, poi arriva un mal di testa e ti accorgi che non vale più niente, tutto uno scherzo, la vita, i sacrifici, e tu sei il cretino che c'ha creduto, come i bambini che giocano con le costruzioni e pensano veramente che quello che stanno costruendo sia un castello, e loro i padroni>>. (p.88)

    Verso la fine del viaggio, Daniele appare cresciuto e maturato dalle esperienze fatte e le sue riflessioni volgono su qualcosa di molto concreto come l'acqua e il cibo:<<la sete fa impazzire. La fame incattivisce. È facile essere buoni a pancia piena>>.
    Non esiste affermazione più vera di ciò, quando l'uomo ha fame o sete perde la razionalità che lo differenzia dagli animali. Smetti di vivere per sopravvivere.
    <<la sete è la peggiore nemica dell'uomo. È l'incarnazione più assoluta del male. Se vuoi distruggere qualcuno, ridurlo ad un ammasso di disperazione e carne, senza forza, togligli l'acqua>>. (p.291)


    Alberto Martina, 3AS

    Edited by Martina Alberto - 1/2/2023, 07:00
     
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    Penso che se Daniele Mencarelli leggesse i vostri commenti sarebbe sopraffatto dalla gioia, nel vedere con quanto calore e quanta partecipazione avete accompagnato Daniele nel suo viaggio!

    Elisa G. è stupita dalla capacità dell’autore di dare voce all’interiorità di un adolescente, tanto da ritrovarsi perfettamente nel protagonista del romanzo; stessa impressione ha avuto Valentina Gi., che dichiara: “ mi sono sentita come se fossi lì, con Daniele, a vivere un’esperienza dopo l’altra”.
    Da questa immedesimazione, molte Lettrici hanno tratto ispirazione per riflessioni sulla propria vita di adolescenti: Valentina Ga. ha colto, nel comportamento di Daniele, la determinazione e il coraggio, e ne ha dedotto che “tutti possono affrontare le proprie paure, rischiando e imparando dai propri errori”. Eleonora G. ha apprezzato quella che talvolta Daniele ritiene una “maledizione”, e cioè l’incapacità di rimanere indifferente di fronte alle persone che incontra: può essere faticoso per Daniele, ma è un dono per gli altri, perché offre loro “la possibilità di guardare la loro vita nei suoi occhi come in uno specchio”. Talvolta, poiché l’adolescenza è un periodo di scoperta di sé, in cui si agisce in modo contraddittorio o impulsivo, può suscitare sentimenti negativi: Khushbu si è riconosciuta nel senso di colpa che nasce dall’aver mentito, e che poi diventa rimorso; in questa situazione si potrebbe dire che il racconto diventa catartico per il lettore, nel senso che gli consente di osservare la “colpa” dall’esterno, liberandolo da essa.

    Dicendo tutto questo, si ribadisce che il viaggio di Daniele non è altro che il percorso di formazione di “un adolescente alle prese con la vita” (R. Barberis), e come succede nella vita vera, esso è caratterizzato dall’esperienza positiva dell’incontro, ma anche da quella della perdita, benché ci si lasci reciprocamente “un piccolo frammento” di se stessi (Clara).
    Sono esperienze comunque formative, anche se talvolta faticose o dolorose, e perciò mi associo alle parole di Alessia (“auguro a tutti noi di poter compiere un giorno "il viaggio di Daniele" e scoprire veramente chi siamo”), affinchè ciascuno di voi possa fare propria la bella citazione riportata da Roberta: “Al mio futuro vorrei dare questo nome: viaggio”.

    * * *


    Aggiorno lo schema del nostro “gioco”:

    Enrico: RICCO E INFELICE

    Veleno: DIETRO LA RUVIDEZZA, IL DOLORE

    Annamaria: LA DUREZZA NATA DALLA SOLITUDINE

    Amin: BUONO

    Manlio: PRIGIONIERO DELLA PROPRIA FAMIGLIA

    Alberto: DISILLUSO

    Roberto: IMMATURO COME UN BAMBINO

    Emma: LA SPERANZA

    Agata: RICCA, VIZIATA E INGRATA (completato da Luana)

    Emilio: FRAGILE, FERITO, MA SEMPRE GENEROSO

    I coniugi bestia: CRUDELTA’ E INDIFFERENZA
     
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    Sardo Giorgia 4A SCIENZE UMANE
    In questo libro Daniele Mencarelli ci fa scoprire ed immedesimare, allo stesso tempo, nel protagonista Daniele. In particolare, fa emergere le sue emozioni e le sue sensazioni ogni volta che viene messo alla prova.
    Il suo viaggio ci fa comprendere quanto è importante sopravvivere non solo fisicamente, ma anche psicologicamente. Il suo cammino si può intendere come il percorso, che tutti noi prima o poi affronteremo, dalla giovane età fino all’età adulta. Lo scopo del suo cammino è trovare la sua responsabilità.
    La frase che mi è piaciuta di più è stata: “sempre tornare”,ovvero il titolo stesso, perché ci insegna a lasciarsi il passato o qualsiasi evento, bello o brutto, alle spalle.
     
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    Mariani Matteo, 4AS

    Sempre tornare, di Daniele Mencarelli, è il degno successore dei suoi precedenti romanzi, La casa degli sguardi e Tutto chiede Salvezza; si tratta del terzo atto dell’autobiografia percorsa a ritroso di Daniele, un ragazzo romano assillato dai dubbi e dalle paure, costantemente in cerca del suo posto nel mondo, del senso della vita e del motivo di tanta sofferenza all’interno di essa.

    In Sempre Tornare troviamo Daniele nella sua età adolescenziale: egli decide, dopo una disastrosa serata in discoteca, di tornare a casa in autostop. Il ragazzo, nel suo tragitto, conosce persone estremamente differenti tra loro, ognuna caratterizzata da una propria storia. I personaggi con cui Daniele si intrattiene, dormendo nelle loro abitazioni e mangiando alle loro tavole, sono uniti da un unico filo conduttore: la tristezza. C’è chi cova questo sentimento per solitudine, chi per nostalgia, chi per rabbia o insoddisfazione, ma il risultato è sempre lo stesso: la tristezza viene mostrata per il mostro che è, profonda piaga che colpisce gli animi umani e che spesso genera ferite in grado di lasciare cicatrici profonde, un monito che rimarrà per sempre anche dopo la guarigione. E purtroppo nel mondo non esistono solo coloro che riescono ad approcciarsi alla tristezza con distacco, ma anche chi, come Daniele, si fa carico aggiuntivo delle delusioni altrui, nonostante egli stesso in primis si trovi in una condizione esistenziale di inappagamento data dalle continue domande che infestano la sua mente e con le quali egli tenta di dare ordine al mondo esterno e interno.

    "Soli, ognuno nel fondo della propria carne, a sgranare domande che non troveranno risposta. Io, come un ragazzo di migliaia di anni fa. Lui dentro una caverna, io nel vagone di un treno in movimento. A chiedere al cielo prova di sé stesso."

    Tuttavia, nonostante la tristezza porti alla luce tutti gli aspetti negative degli uomini, è proprio nella riflessione sull’infelicità altrui che Daniele trova una delle massime a mio parere fondamentali del libro: non c’è modo di conoscere noi stessi, i nostri meccanismi mentali e le nostre esperienze per quello che sono davvero senza venire in contatto con gli altri. Solamente il nostro aprirci, il nostro offrire aiuto nonostante la nostra sofferenza, può definirci e portare alla luce parti positive nascoste in noi.

    (riferito a coloro che hanno prestato aiuto a Daniele durante il viaggio) "Di tutto l’aiuto che mi hanno dato, i primi a sorprendersi sono stati loro. Si sono scoperti dentro una generosità che non sapevano d’avere. Perché è così. Io come ogni essere umano, siamo qualcosa di diverso, spesso più grande, rispetto al racconto che ci facciamo di noi stessi. Per scoprire quello che siamo veramente, abbiamo una sola maniera. Farcelo dire dagli altri. Accogliere le loro richieste, i bisogni, e nell’aiuto offerto scoprire la nostra reale statura, nostra e del nostro cuore.".
     
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    Alcuni degli ultimi commenti si soffermano sulla figura di Emma e sulla relazione che si instaura tra lei e Daniele, breve ma così intensa, che suscita la partecipazione del lettore: “il cuore di Daniele che, come colpito, si riempie della ragazza dai capelli rossi e che addirittura la pensa anche dopo averla salutata, mi intenerisce (…) l'animo e mi porta a provare un sentimento indefinito, che varia dalla tenerezza alla malinconia. Non riesco a comprenderlo bene nemmeno io, ma credo sia perchè questi sentimenti sono così belli che portano a sperare che possa succedere anche a noi di essere amati così” (Luana). Per Daniele l’incontro è fondamentale, e “si ripercuote lungo tutto il suo viaggio: la ragazza diventerà il suo chiodo fisso e un motivo per continuare ad andare avanti” (Martina A.). Un “chiodo” così profondo, da diventare per Daniele fonte d’ispirazione per la poesia che abbiamo già riportato nei commenti del 17 gennaio.
    La poesia è un tema importante del romanzo: talvolta Daniele ne parla in modo esplicito e consapevole, mentre altre volte essa si insinua con naturalezza nei discorsi del giovane, cosicchè le sue “parole appaiono come versi di una poesia, così belli che rimangono scolpiti nella mente e si rivelano quasi come un mantra” (Alessia D.).
    Rileggo con voi questo passo di p. 126, che vorrei intitolare: “La narrazione si fa poesia”:

    "Tutto è bellezza, e nella stessa misura pace.
    Nessun conflitto, né odio fino all'orizzonte.
    È quando mi faccio portare dalla gratitudine che la realtà si accende.
    Quello che inseguo rallenta di poco il passo.
    Un'improvvisa luce rischiara tutto, dura un battito di mondo.
    Ma non faccio mai in tempo a catturare nulla, a capire nulla.
    Le distanze tornano a farsi incolmabili.
    Non mi accontento di un brandello di luce.
    Io ti dichiaro guerra, vita, io t'incendierò di significato.
    Oppure come fiamma brucerò verso il cielo.”

    Questa citazione, invece, definisce l’essenza della poesia:

    “Le poesie scrutano il mare che ci naviga dentro. Con parole esatte. Non una di più. Non una di meno.” (p. 94)
     
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    In questo libro Daniele compie un’avventura indimenticabile soprattutto a livello umano.
    Sono numerose le persone che incontrerà durante il suo lungo viaggio.
    Uno di questi incontri che mi ha particolarmente colpito è quello di Emilio, un uomo accusato ingiustamente di pedofilia che non vivrà più la sua vita di una volta ma, nonostante tutto, «innamorato del bene».
    Una frase che mi ha fatto riflettere per quanto riguarda Emilio è la seguente :
    “Mi saluta con un occhiolino.
Per tornare indietro fa un’inversione al volo, ci manca solo che gli capiti un incidente per colpa mia. In fondo, sarebbe qualcosa che ha già vissuto.
Pagare per un gesto di generosità.”
     
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    “Per quello che concerne le mie azioni, per la parte di destino che dipende da me, faccio e farò sempre di tutto per conoscermi al meglio. Ogni giorno di più. A partire dal talento che mi vive dentro e che ho il dovere di scoprire. […]
    Nessuno mi toglie dalla testa che ognuno di noi nasca con una dote precisa, con una bravura nascosta che chiede di essere scoperta.”.
    Da questo passo emergono la curiosità e lo spirito di intraprendenza di Daniele, due fattori che, a mio avviso, hanno spinto il protagonista a compiere questa impresa, quasi folle che lo ha aiutato nel suo percorso di vita. Egli ha bisogno di risposte, necessita di capire il suo posto nel mondo: è questo che lo anima per tutto il viaggio. Tuttavia, la voglia e la speranza di tornare a casa non lo abbandonano.

    Iris Viti, 3BS
     
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    Nonostante questa lettura sia piuttosto al di fuori di quelle a cui sono abituato, ho trovato questo libro molto interessante.
    Daniele in questo suo lungo viaggio verso Roma, non solo si fa carico della pesante valigia, ma anche le sue preoccupazioni.
    Il suo viaggio è stato a dir poco fantastico e spaventoso allo steso tempo: viaggiando spesso per raggiungere degli amici che abitano lontano, mi viene spesso da chiedermi come si possa raggiungere una destinazione remota senza soldi o documenti, sapendo che i viaggi sono sempre composti di alti e bassi; e so quanto uno possa riflettere, ridere e anche piangere durante il percorso.
    Anche gli incontri che si fanno durante i viaggi variano moltissimo: come nel libro abbiamo visto con l'esempio di Veleno o Emma, si possono fare incontri positivi e negativi.
    Per concludere, penso che Daniele, in questo libro, abbia compiuto un viaggio molto duro che, personalmente non so se sarei riuscito ad affrontare da solo, con una valigia verde pisello e molte domande.

    Edited by Gianfranco Bosio - 30/1/2023, 09:25
     
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    Questa è stata una lettura stimolante ed interessante per il lungo viaggio affrontato da Daniele verso Roma; la grossa valigia che si porta dietro non è solo un oggetto fisico, ma anche una rappresentazione delle sue preoccupazioni e paure cosa che molte persone che compiono un lungo viaggio si portano dietro.
    Quest'ultima considerazione lo ritrovata nei casi dei profughi Ucraini che scappano dalla guerra per salvarsi e trovare un posto dove andare.
    Infatti secondo me questo libro è un ottimo modo per comprendere la situazione della guerra che sta avvenendo in questo periodo e questo fa empatizzare molto con coloro che sono costretti a scappare dalla propria casa non sapendo dove andare e lasciarsi tutto alle spalle.
    Quello che mia ha colpito di più è stato il concetto della sopravvivenza: Daniele senza soldi e documenti arriverà ai Castelli Romani con la sua sola forza di volontà e avendo solo il suo corpo e una valigia.
    Tutti coloro che si trovano in difficoltà, che affrontano dei viaggi o vivono in condizioni di vita precarie o devono fuggire dalla propria casa per sfuggire da guerre da carestie e situazioni politiche di oppressione dei propri paesi cercano di sopravvivere in ogni situazione e in ogni modo, perché non vogliono arrendersi ed avere una vita migliore.
    Insomma, un libro molto interessante e formativo che permette di comprendere il mondo in cui ci troviamo e per questo motivo leggerò questo motivo leggerò di nuovo questo libro.

    Edited by Gianfranco Bosio - 30/1/2023, 16:05
     
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    L'idea di un viaggio senza soldi e documenti è un qualcosa che affascina un qualsiasi adolescente per l'imprevedibilità degli eventi... Ma il fascino risiede proprio nel fatto che non sia verosimile. Come idea è intrigante ma rimane solo tale, un qualcosa di astratto e quindi vorrei sottolineare questo aspetto. A mio avviso è bene interpretarlo come un viaggio metaforico all'insegna dell'introspezione (particolarmente pesante per un diciassettenne, non trovate? Si nota ad esempio quanto Daniele sia turbato e faccia ragionamenti estremamente profondi per essere un ragazzo: "Ma perché non mi basta? Perché mi ritrovo a scavare dentro le cose, le persone?
    Lo faccio perché voglio capire. Perché una volta capito tutto avrò la cura a questo dolore che porto da sempre." e ancora "Io sono qui perché devo capire. Non posso più fare finta di niente"). Nonostante la ritenga una lettura scorrevole, la continua "ricerca di emozioni" porta alla svalutazione delle stesse, rendendolo abbastanza pesante.
    Per me è un libro quasi filosofico che invita alla riflessione su sé stessi, in cui il viaggio è metafora della vita, con i propri pesi, le domande, gli incontri più o meno negativi e talvolta persone disposte ad aiutare e altre volte meno.
    Infine vorrei insistere sul verbo "tornare" presente nel titolo, che rimanda in primo luogo alla tematica del viaggio, quella più evidente, ma anche allo studio di sé, tema che ritengo sia centrale.

    Edited by Roberto Constantinica - 2/2/2023, 18:50
     
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    Delleani Federico 4 as
    Una frase che mi è piaciuta molto è: “Comunque, ognuno nasce per qualcosa. È questa, in fondo, la mia definizione di destino”.
    Io credo che ognuno abbia delle capacità e delle qualità dalla nascita, come dice Daniele che vede delle partite di baseball in televisione: lui potrebbe essere portato per il baseball ma non lo sa dato che non ci ha mai giocato e non sa nemmeno quali siano le regole. Ognuno quindi deve fare sempre delle nuove esperienze per conoscersi meglio e per trovare quello per cui si è portati.
     
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    Gli ultimi interventi, sebbene talvolta in modo un po’ affrettato rispetto ad altri commenti letti nei giorni scorsi, riprendono il tema del viaggio, su cui abbiamo già riflettuto a lungo, evidenziandone sia la componente reale, sia quella metaforica di percorso di formazione (Giorgia S., Francesca C., Iris).
    Mi soffermo sull’analisi di Matteo, che individua negli incontri di Daniele “un unico filo conduttore: la tristezza”. A questo sentimento si accompagna la solitudine e l’”inappagamento”, che accomuna gli umani di ogni tempo e ogni luogo. “Soli, ognuno nel fondo della propria carne, a sgranare domande che non troveranno risposta. Io, come un ragazzo di migliaia di anni fa”. L’empatia di Daniele rischia di amplificare questa atmosfera negativa, ma in realtà egli, analizzando le reazioni proprie ed altrui nel momento dell’incontro, arriva ad una conclusione potenzialmente positiva: “Solamente il nostro aprirci, il nostro offrire aiuto nonostante la nostra sofferenza, può definirci e portare alla luce parti positive nascoste in noi.”
    La potenzialità positiva si dispiega quando scopriamo i bisogni degli altri: sono loro a rivelarci “la reale statura del nostro cuore”.
     
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