Circolo dei Lettori Creativi – Liceo «Giovenale Ancina»

Posts written by Matilde Bove

  1. .
    “La felicità è un lampo. Chiede di esserevissuta, non misurata. Se ti metti lì con in metro o la bilancia sei destinato al fallimento.”
    Personalmente,mi sono particolarmente ritrovata in questa frase del romanzo.In effetti, la felicità è davvero un attimo fugace e imprevedibile: può iniziare in qualunque istante, sotto qualsiasi circostanza, ma può anche svanire in un batter d’occhio, in quanto nulla la lega in realtà a questo mondo.
    L’unica condizione davvero concreta a suo riguardo è il fatto che per poter nascere e germogliare in tutta la sua vitalità, la felicità ha bisogno di non essere forzata, ma accolta. Ad esempio, non si può imporre indiscutibilmente che quel determinato giorno sarà dettato da felicità pura e quell’altro no. Alla fine, la felicità è un po’ come la magia: invisibilmente inaspettata.
  2. .
    questo libro mi è particolarmente piaciuto per un motivo molto personale: mi rispecchio totalmente nella protagonista Violette, a quanto sia forte ma fragile allo stesso tempo, alla sua determinazione che sembra inattaccabile, ma come poi ,invece, in certe circostanze crolli totalmente. E' sicuramente un personaggio chiaroscurale, come alla fine lo siamo tutti noi: non ci mostriamo mai agli altri nella nostra completezza, forse per proteggerci, forse per insicurezza, ma di sicuro ne consegue che, molto spesso, le persone hanno un'idea totalmente opposta a quella reale. A tal proposito volevo citare questa frase molto significativa per me e collegata al mio discorso: “A ben vedere le coppie che non urlano, non si arrabbiano mai e si trattano con indifferenza spesso vivono nella più grande violenza che ci sia.”
    Matilde Bove 4BL
  3. .
    Buonasera,
    il libro "l'Appello" mi è particolarmente piaciuto, perché in esso ho riscontrato tanta verità, tanta consapevolezza della vita che mi ha portato a riflettere in modo profondo su quanto, spesso più che Vivere con la V maiuscola, ci blocchiamo al giudizio degli altri, e come ciò ci porti automaticamente a giudicarci sempre. A tal proposito, voglio citare un passo dell'insegnante Omero Romeo che mi ha colpito molto: "sono diventato cieco e non potevo più avere nessun controllo su questo sguardo e mi vergognavo ancora più di me stesso. Mi vergognavo della mia cecità, anche se non ne avevo nessuna colpa. Ma la vergogna di esistere è proprio questo: sentirsi colpevoli di qualcosa di cui non si è responsabili". Sono pienamente d'accordo con lui: oggi viviamo in un'era dove siamo costantemente giudicati per il nostro fisico, per il nostro carattere, o il nostro stile di vita finendo per essere sovrastati così tanta da tali critiche, da convincerci della loro validità, quando in realtà soprattutto per quanto riguarda le nostre "imperfezioni fisiche", non esiste alcuna legge che dice come dobbiamo o non dobbiamo essere, ognuno è bello perché diverso da tutti gli altri, tale peculiarità dovrebbe essere considerata un dono più che una condanna.
    (Matilde Bove, classe 4BL)
  4. .
    Personalmente ho trovato il libro molto bello e diverso dal solito. In particolar modo ho amato alcune frasi:
    a pag. 244 "E' ...uono ...erché me lo hai dato tu". Sono le parole che il padre di Domenico dice al figlio nel momento finale della lettura. Mi hanno colpito perché non me le sarei mai aspettate da lui, descritto dallo stesso figlio come un uomo scorbutico, poco amorevole e solo interessato a sé stesso e alla sua vigna; qui, invece, traspare tutta la sua paternità, quell'amore innato che ogni genitore ha per il proprio bambino. Nonostante siano poche semplici parole, infatti, emerge subito la loro importanza.
    A pag. 85 "Non sappiamo e non sapremo mai cosa succede nella testa di chi sta morendo"; questa frase mi ha particolarmente colpito per il modo schietto in cui è stata pronunciata: in fin dei conti è proprio così, non possiamo conoscere in prima persona cosa pensa un uomo in fin di vita, non possiamo conoscere a pieno i suoi sentimenti, nemmeno se ci provassimo costantemente, possiamo solo fargli compagnia e fare dei loro giorni rimasti qualcosa di meraviglioso.
    Infine, mi è molto piaciuta la frase "I sogni non hanno denominazione di origine controllata" (pagina 112), perché mi ha portato a riflettere su cosa sono i sogni: pura immaginazione di ciò che potremmo essere, fare o avere, sono senza limiti o barriere, noi non possiamo controllarli, sogniamo e basta e credo sia una delle peculiarità dell'uomo più rimarcabili: possiamo fare ciò che vogliamo, se ci lasciamo guidare dai nostri sogni indefiniti.
    Matilde Bove 3bl
4 replies since 19/2/2021
.